Temperamenti naturali – L’uomo e la natura si confrontano dalla notte dei tempi. Ogni centimetro conquistato dall’essere, se abbandonato, torna ad essere invaso e ricoperto dal vegetale. Questo confronto è uno dei motori della civiltà e anche nell’attualità pare essere ben presente. Certamente un sano rapporto con la natura da parte dell’uomo sarebbe auspicabile ma nella realtà il capitale mangia la natura per arricchire i pochi eletti che si spartiscono gli utili. Questo è e questo è sempre stato. Al materiale della natura si aggrappa la ricerca visiva di Giuseppe Rossi che ha veicolato in modalità pittoriche una peculiare deriva del vegetale. Questa è un’indagine che negli anni si è fatta sempre più tangente all’informale e che rappresenta sensazioni intime verso gli alberi. Sono elaborazioni dove l’emotività trova nel tronco peculiari passaggi estetici. Questo è un viaggio introspettivo che si collega copiosamente con l’attualità, dove in nome della globalizzazione anche le malattie delle piante o i disastri naturali stanno modificando un paesaggio plurisecolare. Il dentro e l’intorno a tali soggetti naturali ben precisi è quindi un preambolo per raccontare del nostro mondo, anche del vituperato tentativo continuo di cambiarlo o distruggerlo. All’interno della natura l’autore ha trovato riferimenti esistenziali che non si possono non esemplificare pittoricamente, pena il non comprendere come l’ambiente abbia ancora tanto da raccontarci. Quindi la natura, in veste di tronchi, trova un veicolo vicinissimo al fisiognomico per riverberarsi nell’attualità. Tra astrazione, informale e pittura la memoria trova trasporti particolari, segno evidente di ricordi personali dell’autore ma pure ancestrali della collettività. La natura ci racconta, anche attraverso le proprie peculiarità segniche, la storia del mondo. Sta all’essere umano cogliere tali tratti e decidere di convivere con l’ambiente in modo consono o errato. Per Giuseppe Rossi la pittura pare un dovere esistenziale, non solo estetico. Nella mera sussistenza c’è il sopravvivere. Nel vero esistere c’è invece un surplus di coscienza che ci accompagna e ci fa vivere guardandoci attorno, riscontrandoci continuamente verso il prossimo sia umano che selvatico.
Stefano Taddei